mercoledì, settembre 27, 2006

Michele Santoro e i paradossi del centrosinistra napoletano

Lettera pubblicata su Repubblica Ediz. Napoli il 27 settembre 2006

"Santoro e i paradossi del centrosinistra napoletano"

A seguito dello sciagurato "Editto bulgaro", pronunziato dall'ex Presidente Berlusconi, Michele Santoro fu epurato dalla RAI (dove conduceva trasmissioni molto amate dal "popolo" del centrosinistra) e l'opposizione levò i propri scudi, rilevando che si era gravemente attentato alla libertà di opinione con una censura odiosa e costituzionalmente illegittima.

Si gridò al "Regime", anche perchè con Santoro furono epurati Enzo Biagi, Marco Travaglio, il comico Luttazzi e, successivamente, Sabina Guzzanti.
Agli sdegnati cori di protesta, naturalmente, si unì il centrosinistra napoletano e campano, tant'è che il giornalista salernitano fu candidato alle elezioni europee, raccogliendo un indubbio successo, che il neoparlamentare Santoro rubricò come una sorta di "accorato invito" a ritornare sul video, rivoltogli dal "suo" pubblico e dai "suoi" indignati estimatori.
Il resto è storia: dopo pochi mesi Santoro si dimise dallo scranno europeo (suscitando qualche polemica) e anche in forza di una pronunzia del Giudice del lavoro, fu reintegrato nelle sue funzioni in RAI, dove conduce da due settimane la trasmissione "Anno Zero".

Ora, è davvero paradossale che a cominciare dal Sindaco di Napoli on. Jervolino, si sia gridato allo scandalo a seguito della trasmissione santoriana del 21 settembre, dove è stata rappresentata la realtà di Napoli in modo crudo e ahimè veritiero, facendo parlare sfortunate vittime di fatti criminali. Documentando il degrado delle periferie e l'appéal che larghe fette della popolazione giovanile subiscono dalla Camorra ossia da "o' Sistema", senza contare il lavoro sommerso e altre fattispecie di endemiche e diffuse inciviltà.

Circostanze note, purtroppo arcinote, che causticamente Marco Travaglio - un altro beniamino del centrosinistra - ha compendiato durante la trasmissione, fornendo una spietata mappatura del Potere locale.
Ebbene, ci si aspettava ben'altra reazione da parte di chi governa da almeno 12 anni questa città (e la Provincia) e da sei anni siede in Municipio (e a Santa Lucia). Piuttosto che minacciare risibili Querele, cioè vere e proprie forme di intimidazione nei confronti di Santoro e il suo staff (reiterando quella medesima volontà censoria tanto deprecata nel passato), sarebbe stato di gran lunga più opportuno e onesto riconoscere lo stato delle cose e le lampanti carenze e lacune dell'azione amministrativa, - come ha fatto parzialmente il Governatore Bassolino - affermando che i Palazzi non sono luoghi di camarille e di spartizione del Potere, istituzioni sorde dinanzi alla realtà, ma luoghi dove tra mille difficoltà si raccolgono uomini e donne che lavorano con tenacia e lungimiranza per rendere più vivibile e civile la città.
Ammettere, in ultima analisi, che i problemi esistono e sono gravi.

Piuttosto che stracciarsi le vesta e franare nel birignao affermando che "Napoli è anche altro" (certo che è anche altro, ci mancherebbe!), abbiamo constatato l'ennesima occasione sprecata. Una parte del gruppo dirigente del centro-sinistra, infatti, acquartierato nella sua Torre d'avorio, reagisce in modo pavloviano nei confronti di chi usa il linguaggio della verità e fa dello scomodo giornalismo d'inchiesta (tanto apprezzato quando si rivolge all'avversario), suscitando il dubbio che anche quando governa il centrosinistra, vale la regola del "non disturbare il manovratore" o anche detta "lasciateci lavorare", nonostante chi formula critiche non possa essere accusato di intelligenza con il nemico.

E allora, a usbergo del nostro ragionamento, rammentiamo la lezione di Chinchino Compagna, quando a chi lo accusava di denigrare Napoli e il Mezzogiorno, così replicava: "le condizioni del Sud non dipendono soltanto dallo sfruttamento del Nord... dipendono soprattutto dalla corresponsabilità politica della classe dirigente meridionale rispetto alle condizioni del paese, rispetto al mancato sviluppo di una sua moderna coscienza politica e di un suo dinamismo economico; e se noi diciamo queste cose, è per amore della verità e non per gusto della denigrazione e per inutile spirito di autolesionismo; e lo diciamo colla amara consapevolezza che non è colla retorica del diritto e della civiltà che si afferma il primo e si conquistano le condizioni della seconda; non è col falsificare o tacere a sè stesso gli aspetti della verità, ma col cercarli e lo scoprirli continuamente, che si superano le condizioni negative e si determinano quelle positive. Sono vecchie questioni - concludeva il fondatore di Nord e Sud - ma, ahimè!, è una triste abitudine italiana, e meridionale in particolare, quella di considerare eretico, o magari tacciare d'ignoranza, o addirittura di malvagità, colui che per amore del paese, della sua esistenza e del suo avvenire, ne indica i mali, al fine di superarli conoscendoli" (in "La lotta politica italiana nel secondo dopoguerra e il Mezzogiono, Laterza, Bari, 1950).

Parole che hanno conservato intatto il loro smalto e la loro attualità. Purtroppo.

Giuseppe Nitto direttore del CSV